“Il circo? Il mio mondo”. La passione ed i sogni di Alex, giovanissimo e talentuoso clown
Alex Spada, 13 anni, nato a Galatina ma cresciuto in quel fantastico mondo che è il circo. Giovanissimo ma già molto ambizioso e determinato, Alex è figlio di Marina Orfei, direttrice del circo che porta, appunto, il suo nome per Monti Production e che, in questi giorni, ha fatto tappa in città. Siamo andati a conoscerlo più da vicino, dopo averlo visto in pista, in occasione di uno spettacolo, nelle vesti di un divertentissimo clown.
Dietro quel naso rosso e quell’abito colorato di giallo e di rosso, vi è un giovanissimo talento, capace, con disinvoltura e professionalità, di catturare l’attenzione non solo dei più piccoli ma anche dei loro genitori. Nel corso delle due ore di spettacolo Alex più volte entra in scena facendo divertire proprio tutti per poi diventare il beniamino dei tanti bambini presenti allo show.
Lo abbiamo incontrato domenica mattina, senza i vestiti di scena, a bordo pista. Ci attendeva. Così come noi, incuriositi da quella grande passione e responsabilità che, a soli tredici anni, traspariva in maniera forte e chiara durante le performance. Abbiamo voluto conoscerlo meglio con questa lunga ed interessante intervista.
“Mi chiamo Alex Spada e ho tredici anni” – ci dice con tono deciso appena seduti a pochissimi metri dal centro della pista. “Faccio il clown e mi piace tantissimo” – aggiunge con un fare serio che colpisce molto se si considera la giovane età.
Quando hai pensato di fare il clown? Come nasce e si sviluppa il tuo personaggio?
“Sono cresciuto osservando gli altri artisti del circo. Nel tempo ho provato più numeri, dal giocoliere al verticalista, per poi arrivare a cimentarmi come clown. Mi è piaciuto molto e lo faccio in maniera molto naturale. E’ successo tutto per caso, in questi due anni di stop forzato a causa della pandemia. Un artista che era con noi in tournée mi ha insegnato a truccarmi, poi a fare gli sketch che nel nostro gergo si chiamato riprese. Quando lui è andato via, ho iniziato a fare tutto da solo. Facevo i miei sketch e piano piano mi sto perfezionando. Giorno dopo giorno faccio esperienza e non posso che migliorare”.
Sappiamo che sei legato alla città di Galatina, ci spieghi il perché?
“Mia madre era incinta ed era con il circo in tournée proprio in zona e precisamente a Calimera. Era in contatto con il medico ginecologo che, in quegli anni, era primario presso l’Ospedale Santa Caterina Novella dove sono nato tredici anni fa”.
C’è stato un maestro nella tua formazione artistica? Hai un artista di riferimento al quale ti ispiri?
“Sì Josè Diaz, con lui faccio gli esercizi di preparazione mentre con Filippo Varanne mi esibisco durante gli spettacoli”.
E’ difficile diventare un bravo clown da giovane: che giudizio dai di te?
“Sono esigente con me stesso ma mi rendo conto che facendo uno spettacolo dal vivo non sai mai come può andare e l’imprevisto può accadere. Sono perfezionista e certe volte mi arrabbio molto”.
Il tuo punto di forza?
“Sono ostinato e ambizioso in tutto quello che faccio. Chi mi è accanto dice che sono molto responsabile. Da un punto di vista artistico, invece, quello del cantante è lo sketch più ‘forte’. E’ stato un suggerimento di mia madre che mi ha fatto provare dopo avermi dato consigli su come lavorare con la voce, con il viso e con il corpo. Ricordo il giorno del debutto. Lei mi chiese: ‘sei in ansia, sei nervoso’? ‘No’ risposi, sicuro di aver fatto un ottimo lavoro di preparazione e di avere imparato bene lo sketch. Solitamente prima di entrare in pista gli artisti avvertono un po’ di ansia perché quando sei in scena sai che il pubblico guarda solo te. Al mio debutto è andato tutto molto bene, ho fatto quanto previsto nel miglior modo possibile e con tranquillità, senza timore e paure di alcun tipo”.
In cosa, invece, devi migliorare?
“Da un punto di vista caratteriale mi rendo conto, come già detto, di essere troppo perfezionista e, come mi suggeriscono le persone che mi sono accanto, dovrei prendere tutto con più leggerezza. Come artista sto già studiando nuovi sketch, ancora più completi, che quanto prima metteremo in scaletta per il nostro pubblico”.
Una tua definizione di circo.
“Direi ‘Il mio mondo’. Il circo è bello. E’ bello perché viene a vederti tanta gente. Il pubblico ride, si diverte, ti applaude ed è la più grande soddisfazione”.
Come descriveresti la vita da circense?
“Dico soltanto che non è una vita facile, per tanti motivi, ma non la cambierei mai. Vorrei rimanere per sempre nel circo anche perché mi permette di conoscere tante persone e di lavorare con gente proveniente da più paesi, magari con usi e costumi molto diversi dai nostri, ma sotto il tendone si fa amicizia con tutti”.
L’arte circense ha una grande tradizione in Italia, esportata in tanti paesi del mondo… Ad oggi ci sono prospettive di ulteriore sviluppo?
“Bisogna iniziare col dire che c’è chi vede il circo come un mondo fantastico e chi, come gli animalisti, non lo ama. E’ chiaro che quest’ultima posizione non fa altro che penalizzare chi, come noi, lavora in questo settore. Parlare, quindi, di prospettive non è semplice perché non sappiamo cosa succederà in futuro. Per essere più concreti: se un domani non daranno più la possibilità di fare esibire i nostri animali, il circo morirà. La presenza degli animali è fondamentale perché i bambini e più giovani sono molto attratti da loro. Per cercare di venire incontro alle sollecitazioni esterne, molti hanno scelto di non inserire gli animali nello spettacolo ma l’impatto sul pubblico non è stato positivo pur avendo grandi artisti ed attrazioni favolose. Il circo non può fare a meno della presenza degli animali”.
Cosa diresti a un giovane come te che intende avvicinarsi a questo mondo?
“E’ una scelta molto personale ma gli direi prima di tutto di provare a vivere con noi nel circo. Io sono cresciuto in questo ambiente, sono abituato ai ritmi di questo lavoro, ma so bene che è faticoso per chi viene dall’esterno. Non hai orari, non hai fissa dimora e ogni settimana sei in una città diversa. Non ti puoi fermare. Per me è normale cambiare ogni settimana scuola, compagni, insegnanti ma può essere molto difficile per chi non è abituato”.
Una difficoltà in particolare che l’artista del circo deve affrontare?
“La difficoltà legata ad una malattia, ad un imprevisto, perché può condizionare in maniera importante il programma dello spettacolo. A volte si è costretti a dover ‘cancellare’ una esibizione”.
E’ sicuramente una vita fatta di grandi sacrifici. Molti ragazzi della tua età amano divertirsi mentre tu lavori, hai responsabilità importanti e una vita da affrontare in modo differente rispetto a loro.
“Io sono felice così. Sono soddisfatto per essere riuscito a ritagliarmi il mio ruolo nello spettacolo. E’ chiaro che mi piacerebbe avere un amico della mia età all’interno del circo con cui giocare, divertirmi, condividere, ma non sempre è possibile. Però, come i ragazzi della età, anche io ho i miei interessi e coltivo le relazioni sociali”.
Ecco, descrivici come si svolge la tua giornata…
“La mattina frequento la scuola. In questi giorni sto frequentato l’Istituto Comprensivo Polo 2 in via Corigliano e sono stato accolto benissimo. Anche se nei prossimi giorni saremo in un’altra città ho chiesto di poter continuare a frequentare la scuola a Galatina perché mi piace tantissimo. I compagni di scuola sono venuti a vedere lo spettacolo e le mie esibizioni e questo mi ha fatto molto piacere. Dopo il pranzo faccio un’ora di prove, dalla 15 alle 16, poi iniziano i preparativi per il primo spettacolo, quello del pomeriggio. Si inizia con il trucco, poi i vestiti. Ogni giorno facciamo due spettacoli. Poi la sera a volte esco con i ragazzi più grandi che sono qui in carovana. Spesso mi fermo in roulotte. Il sabato e la domenica faccio le prove al mattino. La domenica sera, al termine dell’ultimo spettacolo, si inizia a smontare il circo. Il Martedì si viaggia e non posso frequentare la scuola. Il Mercoledì, invece, c’è da allestire il circo sulla nuova piazza”.
Riesci a conciliare studio e lavoro?
“Sì, molto bene. Basta organizzare gli impegni e tutto si può fare, se c’è la volontà”.
Quali sono i tuoi hobby, le tue passioni?
“Mi piace molto giocare alla playstation e sono appassionato di tecnologie”.
Quanto pensi sia stata e sia importante la tua famiglia in questo percorso artistico?
“E’ stata fondamentale. Devo ringraziare soprattutto mia madre Marina perché mi ha dato l’opportunità di scoprire questa fantastica realtà e di iniziare a fare il clown”.
Il mondo del circo è in difficoltà, molte spese, pochi contributi e una pandemia che ha lasciato il segno. Come state affrontando questa situazione?
“Abbiamo dovuto affrontare momenti difficili ma dal mese di dicembre, da quando abbiamo potuto ricominciare la tournée, la situazione sta cambiando in positivo, per fortuna. Siamo abituati a lavorare duramente e non ci fermiamo dinanzi alle difficoltà”.
Cosa ti auguri per il futuro del circo?
“Purtroppo il circo non viene quasi mai ricordato quando si parla di cultura e forma d’arte. Mi auguro, quindi, che possa essere ricordato per quello che realmente è! Ovviamente spero che si possa continuare a fare il nostro lavoro in tranquillità e serenità ma sempre con i nostri animali, anima del circo”.
E per il tuo futuro? Hai un sogno nel cassetto?
“L’obiettivo è quello di perfezionarmi nel mio ruolo, imparare nuove cose, migliorare e diventare sempre più bravo. Ma ho anche un sogno nel cassetto… un domani poter dirigere questo circo e proseguire sulla strada tracciata da mia madre e da tutti coloro che lo hanno a cuore”.
Infine, un messaggio al pubblico del circo.
“La nostra felicità è quando, a fine spettacolo, sentiamo il suo applauso. E’ la soddisfazione più grande oltre a quella di ricevere i complimenti personali. Un pensiero particolare ai bambini che amano tantissimo il mio personaggio e con i quali mi interfaccio durante lo spettacolo. Tutto questo mi dà fiducia e mi spinge ad andare avanti. Grazie a tutti”.
Grazie a te Alex. Ci hai fatto scoprire più da vicino un nuovo mondo, quello del circo e dei suoi artisti, fatto di sacrifici e di tanta passione, come quella vista nei tuoi occhi oltre alla gioia nel tuo racconto. Continua a coltivare i tuoi sogni. A presto “piccolo grande Alex”.